Negli ultimi trent’anni la politica ha fatto fatica a tenere il passo con la velocità del cambiamento. La teoria economica sottostante al liberismo ha generato un pensiero che è diventato rapidamente un dogma. Quasi un insieme di slogan privi di utilità rispetto alla necessità di mantenere un contatto con i cittadini, danneggiati e impauriti dalla globalizzazione. La legittimazione delle inquietudini diffuse condiziona il governo dell’economia e genera incertezze nei mercati finanziari.
Nell’epoca della progressiva disintermediazione finanziaria, ovvero della possibilità per le imprese di reperire fondi sui mercati senza la mediazione delle banche, riflettiamo sulla stabilità dei mercati finanziari. Riflettere su questi aspetti ci può aiutare a definire le basi per il piano di sviluppo della nostra impresa.
La disponibilità di prestiti alle imprese
La contrazione dei prestiti alle imprese da parte delle banche in seguito alla crisi derivante dal crac Lehman Brother è stata efficacemente contrastata dal programma di acquisto di obbligazioni in euro da parte della BCE, che ha reso più accessibile il mercato dei capitali anche alle piccole e medie imprese.
Il Quantitative Easing (QE) ha direttamente abbassato il costo del finanziamento attraverso i mercati dei capitali: comperando tutti i mesi sul mercato obbligazioni societarie, la BCE ha contribuito in modo importante a calmierare i prezzi, portando ai minimi i tassi di interesse.
Poiché la BCE è destinata a stringere la politica monetaria entro il prossimo anno, è prevedibile che vi sia un trend meno favorevole al finanziamento di società non finanziarie. Gli analisti si aspettano interventi molto graduali ed un rialzo dei tassi della zona euro nel terzo trimestre 2019. Il conseguente aumento del costo dei prestiti bancari dovrebbe comportare una maggiore competizione sul mercato e di conseguenza un’ulteriore spinta per la disintermediazione.
Il ruolo del denaro
Per comprendere l’importanza della stabilità dei mercati, in particolare finanziari, per lo sviluppo economico, possiamo soffermarci sul ruolo del denaro, che è il bene di scambio fondamentale.
Alle eurobanconote, probabilmente per limitazioni di spazio, manca una dicitura importante che è sopravvissuta sulle nostre vecchie lire: il controvalore della banconota era di regola “pagabile a vista al portatore” dalla banca centrale, ovvero da un soggetto degno di fiducia, che si impegnava a convertirle – all’occorrenza – in monete d’oro o di argento di corrispondente valore.
I dollari americani portano la dicitura: “this note is legal tender to all debt, public and private“. Lo stato garantisce che tramite quella banconota, che costituisce un titolo al portatore, si può soddisfare un’obbligazione di valore corrispondente al valore nominale della stessa.
La fiducia degli operatori
Gli scambi commerciali, che sono alla base delle attività economiche, sono sostenuti dalla fiducia di ciascuna delle parti coinvolte di potere, con quel titolo, soddisfare le obbligazioni associate alla transazione.
Vediamo come e perché l’instabilità dei mercati, minando la fiducia degli operatori economici, determina un rallentamento delle attività economiche.
Il venditore, in particolare, deve essere sicuro che il denaro ricevuto per la fornitura sarà sufficiente per pagare i costi di produzione del prodotto o del servizio venduto, senza perdere di valore nel tempo necessario per completare la transazione commerciale. In linea puramente teorica non c’è differenza tra accettare dollari americani o real brasiliani o addirittura bolivar venezuelani per il pagamento una fornitura.
La differenza è tutta data dalla fiducia: nei primi anni novanta il FMI aiutò la Polonia ad uscire da una crisi economica profondissima. Il fondo mise a disposizione del paese una cospicua linea di credito in dollari. Vi era la necessità di coprire la domanda dei cittadini sfiduciati che convertivano zloty in dollari per comperare le merci di cui avevano bisogno. Con un cambio stabile ed un saggio di interesse interessante sui depositi, la gente smise di convertire zloty in dollari e l’economia si rimise in moto.
Lo spread BTP-Bund
E’ di attualità la discussione sulle conseguenze della volatilità dello spread dei titoli di stato italiani.
La perdita di fiducia degli operatori nella capacità dello Stato italiano di onorare i titoli emessi, restituendone il controvalore in monete d’oro o di argento o in titoli equivalenti, determina – sul mercato dove tali titoli sono scambiati tra i detentori – una perdita di attrattività e quindi di valore.
I sottoscrittori dei titoli di stato, quali sono in primis le banche, che li hanno nel proprio portafoglio a copertura degli impieghi a favore della propria clientela (prestiti e anticipazioni), debbono corrispondentemente ridurre tali impieghi. Di conseguenza, i clienti delle banche (imprese e cittadini) dispongono di minore liquidità per far fronte ai pagamenti di beni, servizi e investimenti.
Gli scambi si riducono, l’economia rallenta, le imprese riducono i costi riducendo il personale, il gettito fiscale si riduce e lo Stato deve fare ricorso a nuovo debito che fa fatica a trovare nuovi sottoscrittori.
Fiducia vs. stabilità
La stabilità dei mercati, in primis dei mercati finanziari, è un elemento basilare per sostenere la fiducia di cittadini e imprese, che è alla base dello sviluppo economico e quindi del benessere generale.
Purtroppo però la finanza internazionale, che è globale, ipertrofica e sregolata, è diventata un fattore di instabilità. L’indebitamento pubblico e privato nell’Occidente è cresciuto notevolmente, in conseguenza del bisogno indotto dalla riduzione del potere di acquisto degli stati e delle classi medie. I capitali, raccolti in fondi macroscopici, cercano il profitto degli impieghi, che può essere massimizzato nelle situazioni di crisi che nelle fasi di sviluppo e prosperità.
Lo sviluppo delle criptovalute e dello shadow banking (ovvero delle forme di finanziamento alternative alla raccolta del risparmio da parte di banche: crowdfunding, Venture Capital, Private Equity, Factoring, Leasing, Export Credit, minibond, confidi, ecc.) aumenta l’instabilità dei mercati finanziari, già elevata per la dimensione dell’indebitamento pubblico e privato.
Che fare, dove andare
Di fronte al rischio concreto di una nuova crisi finanziaria avente effetti recessivi, ci pare corretto impostare il piano di sviluppo con criteri prudenti, che consentano di affrontare la recessione.