Il paradosso delle energie rinnovabili

Come indicato nel rapporto del GSE sui scenari tendenziali per le energie rinnovabili, il settore delle energie rinnovabili rimarrà vivace e dinamico nel quadriennio 2016-2020.

In Italia

Saranno installati entro quattro anni 3,7 GW di potenza aggiuntiva grazie ai quali si produrranno 7,9 Twh di energia elettrica, di cui il 40 per cento – ovvero 3,2 Twh – dall’eolico. Se si considera la “fisiologica” uscita dalla produzione di alcuni impianti a bioenergie, nel nostro paese ci saranno 6,9 Twh di energia verde in più: un incremento che porterà il totale da 109,5 Twh nel 2015 a 116,4 Twh nel 2020.

Una gran parte degli investimenti necessari per raggiungere i livelli previsti sarà finanziata attraverso la componente A3 della bolletta elettrica.

Il sistema degli incentivi

Ricordiamo che il sistema degli incentivi prevede che l’energia elettrica generata dagli impianti che ne hanno diritto sia acquistata dal Gestore del Sistema elettrico (GSE, una società per azioni di proprietà pubblica), a condizioni economiche incentivanti per l’impresa produttrice: la differenza tra i costi sostenuti dal GSE per l’acquisto di questa energia e i ricavi ottenuti dallo stesso per la rivendita agli operatori grossisti del mercato è coperta dai proventi della componente A3.

Oltre agli oneri generati direttamente da questi meccanismi di incentivazione, la componente A3 serve anche a coprire anche i costi di funzionamento del GSE ed è altresì usata per l’incentivazione delle fonti rinnovabili o assimilate, le più importanti delle quali riguardano:

  • copertura dei costi per i certificati verdi e per i certificati di emissione CO2 per gli impianti CIP 6/92;
  • tariffe incentivanti degli impianti fotovoltaici;
  • promozione del solare termodinamico;
  • agevolazioni per le connessioni alla reti di distribuzione.

Il sistema prevede quindi un aumento sensibile della bolletta elettrica a carico degli utenti finali nei prossimi anni con una diminuzione progressiva a partire del 2024 come indicato nel seguente diagramma.

L’Autorità prevede che il costo per la collettività degli incentivi alle FER (escluse fonti assimilate, CHP-TLR, Ritiro dedicato e Scambio Sul Posto) si stabilizzerà a 12,1 miliardi fino al 2018 anno in cui il costo comincerà a calare. Si prevede però un picco di costo nell’anno 2016 pari a 14,3 miliardi quando spariranno i vecchi Certificati Verdi e vi sarà un elevato numero di CV che dovranno essere ritirati dal GSE.

La transizione nel mondo

I consumi nel mondo occidentale sono calati sensibilmente per effetto della crisi economica e dell’attuazione di programmi per l’efficienza energetica.

La sensibile riduzione dei costi degli impianti a energie rinnovabili ha fatto sì che il costo dell’energia prodotta con tali fonti si sia avvicinato rapidamente a quello dei combustibili fossili.  Si può immaginare che entro 20 anni, a fronte di un colossale impegno in investimenti, il mondo possa entrare in un’era di energia elettrica abbondante e a basso costo.

A livello politico, tuttavia, questa potenziale rivoluzione crea il serio problema di gestire la transizione. E’ chiaro come le infrastrutture esistenti debbano rimanere in attività per un periodo sufficientemente lungo, affinché si possa gestire la riconversione produttiva senza contraccolpi sulla stabilità economica generale. Ma non è questo l’aspetto essenziale del problema.

Un modello sottosopra

Il sistema degli incentivi pubblici alle energie rinnovabili, avviato per nobili motivi, ha drogato o quantomeno distorto il mercato. L’intermittenza di sole e vento fa sì che gli impianti convenzionali siano necessari per assicurare la continuità di fornitura di energia. Poiché però gli impianti rinnovabili hanno un costo marginale trascurabile, è ad essi che l’acquirente si rivolge preferenzialmente per la fornitura di energia, laddove disponibile. Ne consegue, paradossalmente, che gli impianti a fonti fossili non possono funzionare a pieno carico e di conseguenza necessitano a loro volta di incentivi per potere attrarre investimenti.

Si tratta di una situazione paradossale che fa sì che siano i politici, più che il mercato, chiamati ad evitare i black-out elettrici.

In tale contesto, la pianificazione degli investimenti deve necessariamente prendere in esame il mercato e le prospettive di funzionamento in termini probabilistici.

Approfondimenti sul tema

Produzione di energie rinnovabili negli USA, febbraio 2017, EIA

Obiettivi europei 2020, Commissione Europea

Piano di investimenti in Cina, National Energy Administration, Cina